Wednesday, November 12, 2008

Fammi spostare da lì che un gargoyle mi ha pisciato sulla spalla.


Too much of it.


Pomeriggio piovoso di scarpe basse su ciottoli rotondi e corse tra pozzanghere. Jeans, troppe sigarette, ginocchia, carne greve, la notte che scurisce.
Immenso spazio per un clima retrospettivo sovietico.
Le sue frasi d'augurio che arrivano come colombe a natale. Troppo tardi, troppo presto e comunque non richieste.

E noi che su un divano stiamo a dirci parole che non sanno cantare, ferme come gli attimi ai semafori infiniti.

Stiamo già prendendo polvere.

Pensiero collaterale onesto. In macchina mi appanno sentendo i Depeche Mode.

Thursday, August 14, 2008

Repent! That's what I am talking about!

Il mio assenteismo ha battuto ogni record mai visto negli ultimi 5 anni.

Sono imperdonabilmente imperdonabile.

Ma vi sia di consolazione il fatto che non sono stata a grattarmi per nulla.
Nemmeno un pruritino soddisfatto.
Manco una grattatina ad un morso di pulce.

Ho fatto sette traslochi, guidato per 3000 chilometri, guadagnato la nomea di camionista dell'anno. Ho avuto la bronchite, mi e` passata, poi e` tornata, ho trovato un temperino che mi piace tanto che ho portato in Ucraina con me, ma che adesso e` in Croazia a farsi perquisire alla frontiera (anche nelle mudande). Ho deciso di tornare in Italia, ma sto pensando di andare tre mesi in sud Africa, forse pero` non lo so, comunque andro` a Modena e staro` li` un po` tanto per prendere un po` di nebbia in val padana.

Adesso sono a Lviv dove faccio corsette nei boschi e studio l'Ucraino fra mille tedeschi.
Il che non e` poi cosi` male.

So, cheeeeers!

Sunday, May 18, 2008

Assuefazioni da te

La domenica con la bronchite le ragazze verdi fanno a chiacchiere con i principi arancioni. Fanno a vedere chi vince. Fanno a vedere chi perde la faccia e a chi ce la mette. Corrono il rischio. Ci scommettono i bottoni.
La domenica che passa con il vento noi siamo freddi come ghiaccioli e sciolti come pupazzi a guardare dalla finestra la luce che abbaglia e non lascia istantanee.
Noi con ginocchia sbucciate e calze stellate. Voi senza volto, portatori sani di orsi.
A rotelle giù per questa scarpata di corsa di corsa come formiche.

Che pensieri sciocchi che fai, Temperino.
Bello come sei, che vai a pensare?
Io guardo un pensiero e sento una voce, questo basta e di questo son grata.
Della domenica che mi regali.

E a volteggiare non saranno solo dischi di pasta, ma pollini e parole, foglie di Hibiscus e orecchini di avorio, risate e cose belle che scrivi, rulli, pennelli, antibiotici e bollette dell'Enel.
Tu credi a me. Io ci imbrocco. Mica scherzo.

Domani poi chi lo sa, ma oggi è domenica e per una volta da tanto sorrido davvero.

Sunday, May 11, 2008

Così fu il verbo

Oggi penso che a furia di dilettarsi si finisce col diventare dei dilettanti.

Friday, May 2, 2008

TeleAfonia

Da tre giorni non parlo.
L'ultima cosa che ho detto è stato buonanotteevaffanculo.

Dai andiamo dove non ci chiederanno nè quando nè dove.
Dai andiamo dove non ci sarà nessun'altro.

Mi circondano stronzi e lunatici.

Sono molto stanca di essere incompresa.
Complice la mia proverbiale ingarbugliatezza, mi sembra di avere a che fare per la maggior parte del tempo con inconsapevoli cronici, autoreferenziali giudici onorifici, adulti regressi allo stato vegetativo prenatale.

A parte chi da mesi non fa altro che stracciarmi le palle con sgarbi e pretese, anche gli insospettabili si danno alla pazza gioia con discorsi privi di senso, di fondamenta, di fine.

I maschietti che ho intorno pensano tutti che a me assolutamente serva qualcuno da amare, e guarda un po' indovina chi? proprio loro!
Del resto che ho io da fare nella vita a parte amar loro?
Peccato poi che qualsiasi richiesta da "mi passi il sale?" a "ci sentiamo domani?" venga accolta come una irrevocabile condanna alla ghigliottina, una minaccia alla loro propria libertà di maschi.

Che mi resta a questo punto se non fare qualche bella pulizia di primavera?

Ora prendo il gatto e me ne vado a giocare a briscola, ecco cosa faccio!

Vado dove non c'è nè luce nè nebbia con la mia voce silenziosa.

Tuesday, April 29, 2008

Breakfast at Tiffany's - ovvero un sogno romantico del cazzo

Ci fu un tempo in cui qualcuno mi disse belle parole.

Oggi guardo specchi vuoti.
Facce con cui mi sono svegliata a lungo sorridono di denti falsi. Ascolto voci canterine abbaiare al telefono. Mi stupisco nell'enormità dei miei occhiali da sole.

Poi mi si domanda come mai mi sia seppellita in questa provincia di Hibiscus ingialliti a nutrirmi di spazzolini da denti e lenticchie.

Per quattro lunghi mesi ho pazientato, come si conviene a chi vuole una via da trovare. Ho preso appunti su garza sterile, raccolto foglie secche, letto le istruzioni su tutti i flaconcini dello shampoo, ho dipinto muri di colori vivaci per non dare nell'occhio, ho addirittura fatto finta di niente.

Ora cosa? Cosa c'è ancora? Scusa se non posso buttarmi via con le bustine del te.
Scusa se non colleziono più francobolli per scacciare l'angoscia del disordine. Scusa se mi hai rotto le palle.

Insomma c'è un abbastanza per tutto. Un ça suffit per tutte le occasioni. Un mavaffanculo anche per i migliori offerenti.

Così ho preso un gatto e l'ho chiamato come mio nonno morto.
Almeno mi fa compagnia e non mi deve dei soldi.

Così ho piegato con cura l'ultimo paio di calzini e ci ho piantato dentro il basilico, quello che tua mamma voleva per sè.

Però è triste svegliarsi al mattino con il sole negli occhi e pensare che tutto questo aspettare e collezionare quadrifogli nei libri non è servito proprio a niente, che deambuli offeso come una Bovary qualsiasi a far sceneggiate al cielo come un cubetto di sterco.

Tuttavia ti perdono, perchè io sì che sono molto, ma molto migliore di te.

Fate buon viaggio voi esaltatori di sapidità, succellatori di caramelle al rabarbaro, antiruggine ed antigelo, voi passati amori e passati di verdura, che la strada vi accompagni.

Il più possibile lontano da me.

Wednesday, February 13, 2008

Espiazione

Ancora un bagaglio, una valigia, una scatola.

Dovessi farne ancora impazzirei.

Noi vagabondi a giorni dispari, sempre a sospirare ciò che è giusto, a maledire quel che non torna o non entra in una tasca striminzita.

Parto nel biasimo assurdo di chi mi vorrebbe là in fretta e di chi invece ad ogni costo vorrebbe tenermi con sè.

Un altro treno, un altro viaggio e un altro domani e dica ancora due Ave Maria, che male non fa.

Monday, February 11, 2008

Може все не так... - forse tutto è altrimenti

А за вiкном майже весна...

Змiнює все моє майбутнє,
Моє майбутнє i моє життя.

(E alla finestra è di già primavera...

Cambia tutto il mio futuro,

il mio futuro e la mia vita)



Credo che lei sia stata qui.
A cercare cosa chi lo sa.
Forse le mie parole su di lei, in un'idioma sconosciuto.
Forse qualcuno legge, mischia lettere in bocca come mirtilli stipandole a sazietà.
Questo possesso che non si può sfamare.

Da giorni la sua voce mi rincorre.
Se mi sente si illumina.
Dice "Maniunia, yak ty? Sho ty?".
Dice mi manchi, ti penso, ti vorrei qui per un caffè, ho dato da bere alle piante, vuoi che venga a Kiev a prenderti?

La mia, assai poco convincente.
"Sai che non voglio niente, lo sai che non voglio niente."

(Stai al tuo posto, dove sei, con le tue voci e stacci fino a che non avrai imparato a mentire come si deve).

Vorrei valesse una scommessa, ma stamane ascoltando scorrere il fiume ho sognato di risalire una scala fino a primavera e da lì fino a un prato d'edera o al mare.

E se sarà mare allora ci sarò.

Il mare e una danza a primavera.

Monday, February 4, 2008

So what can I do with cheap honesty?

I giorni vanno e vengono.

Odio gli uomini che quando mi abbracciano appoggiano il cazzo ai miei fianchi.

Odio quando lui mi parla di lei, come se non capisse che non voglio sapere, che non voglio parlarne, che nemmeno voglio immaginare.

Che mondi stroboscopici le teste degli altri.
Chi ti crede guarito, chi ti crede disponibile, chi ti crede innamorato e tutti che cercano di portare a casa il pesce rosso dalla pesca dei cigni con l'uncino.

Io senza dubbio sono il pesce imbustato che si rotola dal ridere in uno spazio pieno di merda autoprodotta ed ossigeno rimasticato.

Ho problemi ad addormentarmi senza prima pensare che domani sarò ancora qui, ancora lì, ancora altrove e con me tutto quel che mi accompagna, di giorno in giorno, di giro in giro, di cazzo in cazzo.

Le mele verdi le fanno in Italia, le compro al supermercato Tam Tam per 15 grivne e 70 copechi quando mi viene da piangere. Mi piace tagliarle a fette sottili. Sempre con lo stesso procedimento. Conosco solo un modo per tagliare una mela verde.

Sta mattina mi sono alzata al suono della sveglia e ho pensato che non ci sono mele verdi in Italia, le hanno mandate tutte al Tam Tam così che io in Italia non mi consoli mai e sia condannata a piangere senza parole davanti a un computer che poi si sporca e si schizza.

Se avessi un figlio vorrei che avesse i suoi occhi e la stessa maniera che ha lui di fare paura. Vorrei fosse capace di così tanto potere, ma con un cuore molto più grande, grande come quello che ho messo a seccare sul camino.

Se avessi un figlio vorrei che avesse mani grandi abbastanza da rompere le noci senza l'ausilio dello schiaccianoci.

Se avessi un cane invece preferirei mi venisse incontro la notte, salutasse con la zampa e tornasse a cuccia senza farmi domande.

Un altro giorno che va via, un giorno in meno qui, uno in più altrove.
E io che piangendo diventerò vecchia con la bocca all'ingiù e nemmeno un fiore ad appassire tra i capelli.

Thursday, January 24, 2008

1 Gennaio - Garanzia di cretinismo



A casa dalla mamma.

Nostalgicamente rimiro attimi idioti, conseguenza di una sbronza epocale a meno quindici.
Forse quasi resterei in patria, tra madri, gatti bisognosi e sbavanti e quel che resta degli amici di un tempo.

Peccato il mio posto non sia più qui, la trebbiatrice inghiotte come nebbia.
Là mi aspetta la neve.

E così sia.

Thursday, January 3, 2008

Tetra Idro Cannabinolo


Così oggi come ieri.
Così domani come oggi.

A cercare braccia inerti dentro cui avvolgere i cocci.
Attorno alle quali stringere i miei scomodi tentacoli.
Ho fatto strani sogni con polveri velenose, soldi e cimici spione.

Mi sono svegliata alle sei in una luce rosa intermittente da boudoir che mi sembrava di essere in un racconto di William Gibson.
Ingurgitare gocce dormienti per non rivivere odori.

Io non sono sveglia ancora.
Io non sono pronta mai.

Verrà domenica e poi natale e poi un altro funerale e io sarò sempre qui a sorridere sghemba da dietro uno specchio.

Come in un vecchio film da masturbazione, da mandare a mente per momenti in cui la fantasia scarseggia.

Un altro interminabile nuovo anno da vivere al mio fianco.