Wednesday, December 29, 2004

Lufthansa flight calling for Kiev

... Però ci furono
Quelli che ebbero per casa solo il cuore
Sospeso tra abissi e buio -- di una vita
Tutta nell'invisibile -- il cuore
Che lentamente si crepava e null'altro

"Il cuore"
G. Giudici


****************************************

Io parto.
Dietro un angolo ancora un po' di cappotto.

A presto.


[ per te che ti chiami cone un gatto dei cartoni animati un brindisi astemio al tuo impiegatizio futuro. Ci sono mani che non si dimenticano, sai ]

Wednesday, December 22, 2004

Deadly bites from a bleeding heart

Ancora una volta qua.

Con voi tutti a scrutarmi, colta sul fatto mentre mi mettevo le dita nel naso che adesso, guarda un po', sanguina, preso dalla vergogna.

La meritocrazia è questione di fede. Non mi dai ciò che devi quindi muori.

Mi credevo incapace di certe spensieratezze.
Ghiacciato dal contesto, il mio corpo fatica ad abituarsi. Anche certe tiepide soste nei pressi di altra carne vestita sono scosse violente. Rido e dalla narice mi colano perle rubizze.

Rido per un ululato. Per qualche capello scomposto. Per qualche basetta infeltrita. Per qualche immaturo rancore.

Rido inferma per qualche bomba che mi pioverà  sulla testa. Per l'odore di fritto che può trattenere una felpa. O per gli occhi schiumosi di un saluto. "Non piangere Nana andrà  tutto bene, andrà  tutto bene".

Rido se penso a certe ossessioni per paccheri ipercalorici. A gelosie prepubescenti. Alle vostre facce ridicole che mi guardano inzuppare la maglia di plasma.

Io vi amo, questo è il fatto.

Avrò sempre un cuore abbastanza grande per mangiarvi tutti.

Sunday, December 19, 2004

Campana batte a morto

Da un bel pezzo non tornavo in quel paesello.
Mi ricordo un'estate di averci passato intere giornate a far finta di tradurre Senofonte, col Rocci aperto sempre alla stessa pagina.
Ricordo bene l'odore della casa. Un deodorante che mi faceva venire l'asma e la carta da parati un po' scollata agli angoli.
In Val Bormida parlano uno strano dialetto. Io un vero estraneo laggiù con le mie "e" spalancate. Invece di andare in bici per i campi leggevo polizieschi sdraiata sul letto.
Ieri quando ho aperto l'uscio il morto era davanti a me sotto una retina lilla. Non ho fatto in tempo a ritrarmi, così ho guardato quelle mani livide stringere un piccolo rosario di legno.

Non avevo mai visto un morto.

Mi sono scoperta a pensare alla giacca che le avevo visto tante volte nelle occasioni di festa. Una giacca anni ottanta a quadretti bianchi e neri. Alla camicetta di san gallo coi bottoncini perlati.
Poi la figlia mi ha abbracciato e piangendo mi ha detto: "Ti ha voluto tanto bene".

Ho preso freddo per molte ore.
All'omelia mi sono scoperta recitare a memoria interi pezzi di messa. Ho ascoltato attenta ogni parola del parroco mentre in silenzio ripetevo "tutte cazzate, tutte cazzate".
Nulla è valso a commuovermi. Nemmeno la faccia stravolta di chi ho visto invecchiare.

Fuori dalla chiesa ho ripensato a tutte le parole dette nel gelo mattutino.
Ancora niente.
Poi la campana ha battuto a morto.
Una, due, venti volte.
Solo quel funebre "tang".
Questo più di tutto mi ha commossa e confortata.

For whom the bell tolls diceva John Donne.
Spero che quando sarà ora suoni.
Non voglio morire nel più assoluto silenzio.



In memoria di Tugnina.

Wednesday, December 15, 2004

Une promenade en russe

Ho chiesto ai miei piedi di scaldarsi, ma non ne vogliono sapere.
Sembrano essersi arrogati il libero arbitrio di fare per conto loro.
Li ho sfiancati poveretti con decine di chilometri di viuzze torinesi.
Ho portato Tatiana al mercato, poi l'ho scortata per mille vie del centro fino a consumarmi le suole.
Tatiana è la mia insegnante di russo/ucraino.
Non abbiamo mai fatto una vera lezione.
É magra e gentile. Ha un viso piccino. Quando ride le si formano due rughe ai lati degli occhi, merito del freddo di Kiev. Suo marito Roberto è molto più vecchio e più brutto, ma si vogliono bene. Lo si vede da come si guardano.
Lei mi dice che ho una buona pronuncia. Ascolta con calma quando le parlo di Andrij e degli altri. Ride delle ragazze russe che vede per strada.
Buffo è imbattersi in un'amica tutta nuova mentre cerchi un'insegnante madrelingua.

Mario cucina da schifo ma mi fa ridere. Eppoi guida la sorella di Gelinda, che non è poco.

I miei piedi vi salutano mentre scappano a Copacabana con un paio di scarpe da TipTap.
Altro che Ucraina!

H.

Saturday, December 11, 2004

Considerazioni di moto

Stato in luogo
ovvero io vi odio perchè non dormo Reprisal

Pare che il mio riconciliarmi col mondo e col sonno sia stato ancora una volta rimandato.
Alle quattro e qualche rotto ascolto Charlie Parker con addosso una maglietta "Boicot OGM" e un paio di osceni calzoncini.

Moto a luogo
ovvero previsioni di futuri spostamenti di culo

Salvo prendere in considerazione le recenti dichiarazioni del Sig. Marrabbio che propone di farsi mantenere dalla sottoscritta trasferendosi in un appartamento con un campanello " Fam. Rudies" o scappando su un'isola deserta nutrendosi di polli e verdure (lui che è vegetariano e io che non mangio volatili) direi che la mia gita nella steppa è l'unico viaggio veramente degno di nota.

Al fine di scongiurare le infernali festività e il puntuale sclero del capodanno, incurante del rischio, il 30 dicembre prenderò un comodo volo Lufthansa per Kiev.
Kiev, per chi non lo sapesse, è capitale dell' Ucraina, patria di recenti manifestazioni antirusse - filo democratiche.
Il rischio è calcolato.
Guerra civile = futura carriera nel giornalismo d'assalto.
Al limite mi rimpatrieranno sgualcita e sforacchiata. Mi rendo conto che per i profani è difficile spiegarsi come una giovine di belle speranze quale io sono decida di mettersi i moonboots e di partire alla conquista della steppa gelata senza neppure la consolazione di decilitri di vodka per corroborare le budella. Ebbene ve lo dirò io. Vado a trovare una cricca di sfavillanti amici indigeni e a fare incetta di CD originali a 3 dollari. Sporca la nostra razza capitalista, affamatrice dei popoli le cui reni spezzò il Monsieur Stalin.

Malgrado i molteplici sforzi di morire sotto il fuoco sovietico non potrò esimermi da visita alla riviera di Ponente in occasione del 2004esimo compleanno del Cristaccio.

Moto da luogo
ovvero la pigrizia mi sfianca

Non mi voglio togliere il pigiama. Questa è la principale ragione per cui non esco di casa da 36 ore.

Moto per luogo
ovvero quando esci passa di qui che voglio mandarti a fanculo...

... sono in pigiama che ti aspetto.


I Kinks avrebbero detto: " she is a dedicated follower of fashion".
Credo per via delle occhiaie naturali...

Buona giornata a voi lavoratori del sabato mattino!
Sono le cinque e cinque e il 71 è appena passato puntuale come una mitragliata bolscevica!

La sora Nana vi saluta e va a martoriare le lenzuola nell'inutile tentativo di regalarsi ancora qualche istante di meritato sonno.

Oi!

°_°

Friday, December 10, 2004

Una bambina che gioca coi trucchi

Ho pensato al nostro risveglio stamane.
A come mi sentivo sicura nell'accarezzarti la testa e dirti "è ora".
Ho pensato alle tue mani tra i miei capelli.
A come non mi sono ritratta.
Come una celebre volpe sono diventata la tua aguzzina domestica.
E chissenefrega se russi.

H.

Tuesday, December 7, 2004

Cavolfiori della rete

In regalo una torta della casa a chi è arrivato su questo blog cercando:

www.virgilio.it Chiave=contro il raffeddore

www.virgilio.it Chiave=ricetta verze matte

Mi chiedo se siano conseguenti uno all'altro....

Bah!

Manica di incandescenza

ah, ah!
(leggi ispirato)
Che gioiosi avvenimenti! Che gioiosa compassione mi rivolgo. Il vulcano non sputa lapilli, implode e si crolla addosso. Una magica nube ardente che ti smeriglia la pelle, soffocante a dire il vero, ma quanto bene mi fa sentire il dolore! Com'è bello sanguinare! Non conosco depressione. Conosco rabbia, stupore, nevrosi. Imbambolata crollo, scrollo. Graffio, stridore. La testa rimbomba, piano, ma non abbastanza da lasciarmi da sola. Credevi di pensare, invece continui a masticare amianto gentile, che corrode i polmoni ma ridona spirito. Come dire, una dorata e velenosa pioggia di dolcezze. Carico il dorso dell'asino, le allucinazioni che la fatica provoca lo fanno sentire madido e marcio. Paure inevase.
Criptogramma inciso sul mento, da usarsi come sigillo per le lettere ufficiali. Chissà perchè ma non mi sembri felice e ti appioppi monumentali gogne da esporre alla piazza, del resto non c'è metodo migliore per restare al centro dell'attenzione. Io poi, cosparsa di marmellata rancida, non attiro nemmeno gli squali del Biafra.Ottima scelta! Vuole qualcosa di dolce o passiamo subito al caffè? Sbombolonizzo. Crivellata di colpi, campanello di cristallo. Da servo a servo. Come ci si disintende bene. Come cosa non va? Ma è ovvio: nulla! Ho un lavoro retribuito equamente, una testa luccicante, braccia muscolose, pelle perlacea, mani capienti e capaci, mi amano, forse. Non mi crogiolo, mi sparo. Goditi l'eterno splendore della prigione da cui non sei capace di evadere.
Buona notte biancaneve.

... chissà poi che un giorno non ci siano altre parole di tenero affetto per te.

Saturday, December 4, 2004

Questo basta

Ieri.

Ho composto in tre righe una frase coi miei rudimenti.
Ti ho detto che ci sarò.
Ti ho chiesto se eri felice.

Oggi.

Mi hai risposto.
Con un sì e un occhiolino.

Wednesday, December 1, 2004

Ore 5,03 linea 71

Inutile odio.
Invincibile pena.

Se scruto tra questo grigiore notturno
scopro che
non è fatto di bianchi e di neri,
ma di infiniti marroni
che rimbalzano su qualche residuo di pioggia.
Io li spio tra due imposte
aspettando
di vedere passare
il bus delle cinque.
Quest'insonnia assordante
che mi sbrana la bocca
sfogliandola in mille brandelli.
Se di me non c'è sete
resterò ancora un po'
affacciata a questa finestra bagnata,
aspetterò di vedere
passare il prossimo morto.
Il mio sogno che si appresta
a spirare.
Lo osserverò galleggiare supino
coperto di mosche.
Immagine scolpita da mille marroni
nuovo inizio di un dormire
spolpato di sogni.

e io vi odio
perchè non dormo.



Monday, November 29, 2004

глухонімий

Ho provato a bendarmi gli occhi.
A chiudermi il becco con una cipolla.
A cucirmi le mani alle tasche.
Ho evitato le patatine nel naso per non soffocare.
In una casa con le finestre sbarrate, con le porte inchiodate. Il telefono muto.
Non serve a niente.
Io SO cosa pensi.
Anche se non ti vedo da sempre. Anche se ci siamo appena sfiorati lungo la strada.
Non siamo gemelli.
Non parliamo nessuna lingua in comune.
Non conosco la strada che mi porterebbe da te.
Nella mia testa ti sento ridere.
Questo basta.
Ha voglia quell'azzimato professore a dire che per comunicare è necessario avere un linguaggio comune e un mezzo con cui trasmetterlo.
Lei si sbaglia caro mio.
Si tagli la barba! Lei non ha fantasia. Scenda immediatamente da quella cattedra!
La sua legge è sbagliata. Vale solo per chi come lei pensa coi libri.
Al cuore basta un attimo. Basta un occhio. O il rumore che fa un sorriso. Il portarsi alle labbra una sigaretta stropicciata.
Al cuore basta un ricordo.
Posso sentirti parlare senza che tu apra la bocca. Posso stare a guardarla in silenzio e immaginarmi cosa direbbe.
Posso ascoltarti anche se non ti capisco. Ripassarmi a memoria monologhi interi.
Posso immaginarti dormire supino, sdraiarmi al tuo fianco anche dall'altra parte del mondo.
Posso svuotarti lo sguardo abbeverandomi piano al fluire dei tuoi sentimenti.
Che io so, sono lì che mi aspettano.
A chi dice che è impossibile non credete.
A chi dice non si può, non è scritto da nessuna parte, sfoltite la barba.
A chi pensa che per comunicare si debba scrivere, parlare, leggere, ascoltare.
Dite che no, non è vero, che basta solo sentire.


*глухонімий_sordomuto

Thursday, November 25, 2004

E la terrà le tremò sotto i piedi

Quando avevo suppergiù cinque anni mio padre abitava davanti a Bolaffi.
Era un appartamento grande con un bagno blu e i pavimenti di legno.
Le finestre marroni si affacciavano sulla strada per via di balconi in pietra troppo stretti e tremolanti.
Una casa signorile con portineria e piano patrizio.
Ricordo di aver detestato l'odore di pipì di coniglio che ti investiva varcando l'ingresso e le gelosie che non mi facevan dormire la notte.
Quando mio padre faceva la pennica il sabato pomeriggio mi nascondevo sotto il piumone e parlavo con Angelorso. L'unico amico che avessi cuore di lasciar lì durante la settimana.
Di pomeriggi in penombra senza riuscire a dormire ne ricordo diversi per quanto remoti.
In particolare un giorno, sarà stato novembre, ero da sola.
Vai a capire con che pretesto mio padre mi lasciava da sola coi miei cinque anni in quella casa dai divani di pelle.
Guardavo la strada da dietro gli infissi.
Ad un tratto una A112 mirafiori non dà la precedenza a una 127.
I due fanno il botto.
Sull'asfalto si sdraia un' enorme pozza d'olio.
Io alla finestra rinculo.
Il cuore mi batte impazzito nella tuta Robe di Kappa.
Ho paura. Non ho mai visto due lamiere scontrarsi e quella pozza d'olio assomiglia troppo al sangue che ogni tanto intravedo nei film per i grandi.
Quelli che guarda la mamma quando mi manda a giocare di là.
Da una macchina scende una donna. Si torce le mani, non sa cosa fare.
Non è poi niente di grave. Solo olio, qualche vetro qua e là, il radiatore è partito.
Sono gli anni ottanta. Macchine in solido acciaio.
Io non lo so.
Lo stomaco chiuso. Ho paura. Vorrei dirlo a qualcuno ma sono da sola.
Resto dietro il vetro a guardare il carro attrezzi che porta via i rottami e la donna che si mangia le dita.
Poi torna mio padre.
Non faccio menzione di quell'incidente.
Perchè anche lui mi fa paura e io non gli parlo.
Perchè è grande e ha le mani pelose.
Perchè quando cammina io non gli sto dietro.

Per molto tempo ho continuato a guardare quella macchia d'olio da dietro gli infissi.
Finchè non si è cancellata e non ci ho fatto più caso.


Sta notte, mentre la terra tremava sotto il lago di Garda e i pesci morivano di crepacuore, vedevo soltanto un cucchiaino agitarsi un po' troppo dentro a una tazza.

Tuesday, November 23, 2004

Lo vedi poi che Gesu fa schifo anche di lunedi sera?


il signor LAMORTE
a travers les yeux de mademoisellehuitre.

Il signor LAMORTE fa parte della schiera dei rachitici aspiranti venditori di casse da morto.
Per questo è persona da me assai benvoluta.
Ospite gradito nonchè amico di qualche gradino piùssù del normale.

Io e il signor LAMORTE ci conosciamo da tempo oramai.

Ci accomunano svariate passioni.

L'odio per il Natale.
L'orrore per la politica da supermercato.
[La prego, mi contenga!]
L'amore per le bestie di casa.
La passione per la bestemmia creativa.

Cose mica da nulla.
Neppur così facili da rintracciare nelle birrerie di fiducia.

Questa sera il signor LAMORTE è approdato in questi tonsillitici lidi portandosi appresso due baffute Moretti.
Venne per tener compagnia alla signorina Ostrica, che al troppo freddo esposta tossicchia e scatarra.

Voi non sapete quanto LAMORTE può far ridere un'ostrica.
Anche quando rischia di volar dalle scale lasciandola vedova a snocciolare rosari.

"Ecchevolete farci EMMMORTO..."

Fortuna che c'è questo rachitico essere dotato di falce e mantello.

Vendesi MORTE a prezzi speciali.
Per informazioni clicca qui.

Monday, November 22, 2004

La vie d'un feu


feu follet
a travers les yeux de mademoisellehuitre.

Per caso cominci tu.

Abbagliante
qualche
momento.

Devoto a sussurri. Risa. Capelli bagnati.

Io.
A sospirare per giorni.

[Nessun altra mano che mi tocchi i capelli]

Il vento mi scuoia la faccia.

La via verso casa.

Come fuoco fatuo
ti aspetto.

Sunday, November 21, 2004

E per te ...


sguardo eloquente
a travers les yeux de mademoisellehuitre.
... solo questo.

Thursday, November 18, 2004

Glace


miroir réfléchissan
à travers les yeux de mademoisellehuitre.
Sembra impossibile non aspettare l'alba.

Ho visto troppe notti.
Da quanto non dormo?

Fa di nuovo freddo ora che sono tornata a casa.
Vestirsi di abiti consoni, lavarsi i capelli.
Solo il ricordo di abitudini che perdono aderenza.
Mangiare carne in pane libanese alle tre del mattino.
Tornare a casa in panda scassate.
Familiare consuetudine, fresca, e se non torno lascio una luce accesa ad aspettarmi.

Ogni volta che alzo gli occhi ti vedo.
Torneremo in quella stanza prima o poi.
Stesse luci. Stesse lanterne.
Stesso giardiniere mattiniero.

Posso anche non sognare più.
Ho smesso di dormire apposta.
Solo una finta.
Poco più di una farsa.
Mi sdraio e guardo il soffitto.
Non ci sono stelle nel cielo, ma nuvole e sole sbiadito.

Il fiato si fa serrato intorno alla bocca.
Non un bacio, il solo morso del freddo.

Da dietro un angolo infine ti spio farti bella a mia insaputa.

Tuesday, November 16, 2004

Talpe e martello

C'è un gioco piuttosto macabro che coinvolge talpe e martelli.
È un gioco sleale.
Un furbacchione con un nerboruto mazzapicchio deve assestare un colpo secco in testa a una talpa che ignara sporge il musetto da un buco.
Più musi più punti.
Più punti più soddisfazione.

Ora, se voi foste una talpa, non sentireste i vostri costituzionali diritti irrimediabilmente lesi nel vedervi appioppare un legnoso papagno direttamente sul grugno mentre tentate di prendere una boccata di fresco dopo cena?

Direte, sono cose che capitano, sì.
Eppure -eppure- non vi farebbe mortalmente incazzare se un mercoledì pomeriggio decideste di andarvene a vedere Juve-Fiorentina e mentre vi rollate una ceppa sugli spalti in assoluta tranquillità una mandria di sbirri impazziti vi bastonasse sul naso per il puro gusto di farlo?

Pensate alle talpe. Sono quasi cieche. Non lo vedono arrivare quel martello.
"Maccome? Non stavo neanche rosicchiandoti le verze! E tu mi dai una martellata?"

Piangono le talpe. Dal male e dal nervoso. Colando rabbia dai loro occhietti ciechi.

E noi?
Cerchiamo l'orto del martellatore, rubiamo le verze e diamogli fuoco!


****************************************************
Per Fabio.
Tieni duro ghilmert!
****************************************************

Saturday, November 13, 2004

A pancia in su nel buio

Alle quattro e mezza ero a occhi aperti nel buio.
Guardavo il soffitto insonne. Come una pera fino a quell'ora e poi neanche più un bandolo di sonno notturno. Semplicemente ho perso il filo. Ho contato le persone che conosco fino allo spuntare del sole.

Pensavo alla Svizzera.
Credo influenzata da un Dago straripante Lanzichenecchi.
Pensavo alla stazione dei treni di Ginevra che sembra quella di Amsterdam. Pensavo ai treni rossi con la croce bianca sul muso. Vecchi regionali con fogge anni '50 e sedili verde pisello. Pensavo al ritorno dalla Vaude di cui non ricordo nulla.

Gli svizzeri sono un popolo strano. Civili, ricchi, neutrali e contemporaneamente la più folta marmaglia di assassini mercenari stupratori pestilenti.
Come diceva Orson Welles in mille anni di storia gli Svizzeri sono riusciti a inventare solo l'orologio a cucù.

Pensavo a Roma.
A come è stato partire e a come sarebbe tornare.
Se a un abbraccio di arrivederci seguirebbe lo stesso abbraccio di benvenuto.

Ad agosto a San Lorenzo non c'era nessuno. Camminavo con Michele stupefatta tra i marciapiedi sgombri.
Una sera, poco prima che partissi, c'era una festa al 26. Il compleanno di un pischello. Tra i nostri succhi di frutta (biancospino e melagrana per me) un falso allarme, una corsa alle armi e un "era una finta".
Questi istanti di isteria collettiva mi ricordano certi clip dei Beastie Boys.
Fanno ridere e imbarazzano.

Pensavo a casa.
A quanto sia vincolante l'ambiente in cui si cresce.
Sanremo è la mia città natale. Tutti i miei parenti vivono qui.
Tra loro sono un lungo asparago verde brillante. Quasi un alieno.
Ho due cugine più grandi, figlie dell'unica sorella di mia mamma. Non mi assomigliano in niente.
Penso a come sarei stata se fossi cresciuta in questa città di mare. Se lo iodio mi sarebbe stato così ostico. Se sarei diventata una mondana fighetta, una tiepida borghesotta o una tossica marcia (qui l'eroina è come il pane).
Mi chiedo se queste due cugine tettone trasportate in giovane età in una città fredda e senza mare sarebbero state quello che sono. Con gli stessi limiti e le stesse ingenuità che la provincia garantisce.
Pensavo a Torino. A quanto mi garba e a quanto sento di doverla lasciare. A quanto prossimo sia quel momento.
Mio padre ha lasciato Sanremo per Torino e Torino per Roma.
Mi chiedo se farò lo stesso. Se lascerò Torino per Milano e Milano per Roma e poi Roma per NewYork o chissàquale altra solcazzo di città. Soprattutto mi chiedo se alla fine di questo mio peregrinare penserò ancora Torino come casa mia.

Alle sette ho ripreso il bandolo e mi sono riaddormentata.



Friday, November 12, 2004

To move, move, move

Sono a Sanremo da 40 minuti.
Voglio andar via.

H.

Wednesday, November 10, 2004

Ufficio persone smarrite

Faccio un conto e vedo che la discrepanza è un burrone.
Finisce che qua mi licenziano. Che mi accusano di rubare le persone e di venderle sotto banco.
Io non sono una ladra, sono solo distratta.
Le persone le perdo perchè sto giocando con sabbia e formine. Viene sera e non me ne accorgo. Passa l'estate e io cambio gioco.
Non le vendo, vi giuro, sotto banco al miglior offerente.
Anzi, mi ci affeziono e ogni tanto le spolvero, le guardo invecchiare come fa una matta con le bambole di coccio.
Io, credetemi, mi affeziono davvero, come un cucciolo fedele piango e strepito. Uggiolo, mugolo e scondinzolo.
E se mi batti col giornale guaisco, ma non mi stacco dalle gambe fino a che non mi fai troppo male.
Allora mi sbriciolo. Mi sciolgo e vado via in silenzio, scivolando sotto la porta.
Neanche un biglietto d'addio.
Potrei farci dei soldi lasciando la gente per strada. Un servizio di trasporto a tappe.
Ti porto fin dove ti serve.
Non vorrei più stare qua dietro al bancone persone smarrite.
Bada bene che siano smarrite, non scomparse.
Quando le vedo tornare però, mi basta un cenno del capo.
Riempio il registro e le rimetto in vetrina, tra le bambole e i ninnoli.

Forse per questa volta non mi licenziano.


*******************************************************************

Sono felice che tutto sia com'è sempre stato.
Perchè il mio cuore, quando ti pensa, sorride.

*******************************************************************

Monday, November 8, 2004

Epitelio

Il sapore è il mio. Salato. Sanguigno.

Non ho perso fragranza.
L'umido non mi intacca, non incrina nè ammuffisce.

Queste mele gocciolano sugo sulle mani.
Ho paura che mi bagnino, che mi insozzino, cambiandomi gusto.
Invece no.
Il sapore resta il mio. Farinoso.

È un sublime antipasto quello che faccio di me.
Non è sulla carta.
Tengo stretta la ricetta. Segreta.

Inutile.
Non te lo svelo
Il sapore che ho quando siedo nell'ombra.
Nè quello che lecco al mare d'estate.

È solo per me.
Per la mia bocca.
Per la mia lingua.
Per il mio naso.

Per il solo piacere del vedermi
Socchiudere gli occhi
Sapendomi viva
Ancora una volta

Tigri

Se non hai paura è possibile
Che non ti capita niente. Rasentare
La buca del patatràc non è lo stesso che cascarci.
O ci finisci dentro, ma senza avere guardato.

Invece se hai paura è sicuro
Che qualcosa ti succederà. La natura
Non ammette vuoti e tanta fifa in corpo che accumuli
Ci pensa lei a inventarti il trabocchetto.

Gioca tutto sull'evidenza.
Attiéniti ai fatti, rispondigli
Bòtta a bòtta, nel modo che meglio ti pare:
Grazia, disperazione o ironia.

Ma farsi sbranare dalle tigri che non arrivano
In quelle poche budella di cervello
Nella scatola d'ossa che basta una martellata
È da idioti ­­ si muore una volta sola.

G.Giudici

Sunday, November 7, 2004

Un canto

Quando avevo tredicianni sono tornata in Cecoslovacchia.
La prima volta era stato poco dopo il crollo del muro. Svuotata dal regime, tra tedeschi dell'est in vacanza sulle loro Trabant diroccate.
A Praga non si trovava da mangiare e per strada vedevi passare continui convogli di TIR circondati da sciami di vespe, come in una retrospettiva anni quaranta.
La seconda era diverso. Ho trovato Praga corrotta per turisti e gite scolastiche.

Fermi alla dogana.
Su una passat bianca che mi nauseava. Finestrini chiusi e coda sul ciglio di un campo di frumento.
Silenzio.
Il vento scuoteva quel grano giallo d'agosto. Lo pettinava a strisce alterne in mezzo al cielo sommesso, nubi panna indaco e grigio. Lilla come i fiordalisi che si spezzavano a grappoli contro quel muro di steli.
Dentro all'auto, muta, pensavo al vento. Al suono che fa quando lieve si posa sul grano.
Immersa in quel cielo lo stavo a sentire.
Sorda.

Friday, November 5, 2004

A: CREDINE (ll'arte?)

Vado a nanna adesso dopo aver dedicato le mie ore di sonno alla creazione di un portfolio trasparente.
Il fatto che sia trasparente non significa mica che è invisibile.
Sono soddisfatta. E' tutto plasticoso e nero.
Ho persino inventato un logo perlloccasione.

Domani sono a Milano tutto il dì.
Vado in visita al consolato Ucraino per ottenere il visto e a quel colloquio importante.
Forse è ora che faccia la ninna.
già già

Fate una preghierina per me (non al porcaccio, a chi volete voi...) e pensatemi mentre sono in visita nella città nemica.
H.

Thursday, November 4, 2004

La sfiga non è una calamità, ma una conditio sine qua non.

Quando si dice che butta merda allora butta merda.

Nella prima giornata di grazia concessami dai tempi del pleistocene torno a casa con il cd dei Raein, un concerto mitico dei Non toccate Miranda, un'idea per un disegno, un'allettantissima e lusinghiera proposta per un colloquio importante e, PUTTANA EVA, 38 di febbre.

Se dio esiste come minimo fa il bidello.

A risentirci quando cala il malanno.
H.

Wednesday, November 3, 2004

Bisogna sempre stare a sentire quel che le dita hanno da dire


... non v'è musica più dolce delle tue grida.
Ad ogni frase una mossa improvvisa, disorientante...
La Quiete

Sigillata in una casa che odora di lucky strike e cardamomo oggi ho accolto Nene con un pigiama d'epoca ancora sognante. Raramente ci incontriamo io e la mia amica piu' antica. La conosco da undici anni. Il che significa che ci conosciamo da mezza vita. Parlare con lei alle volte e' strano. C'e' sempre bisogno di ragguagli, ma mai bisogno di spiegarsi.

Le relazioni alle volte si perdono nel tempo, vivendo stati di latenza.

Io vivo stati di terrore, nel pensare di perdere relazioni per strada, come monetine da tasche. Sfondate. Michele, l'amico licantropo, mi ha fatto notare che nei momenti brutti gli affetti importanti diventano un obbligo.
Brutto, orrendo, essere un obbligo per chi ami.

Oggi non ho voglia di parlare, allora sto a sentire quello che le dita hanno da dire. Come Irene. E lei lo sa.


Corri qui. Qui da me. Corri qui. Qui da me. Corri qui. Qui da me...

Tuesday, November 2, 2004

Bucefalo

Sta sera sono uscita in mezzo a questa pioggia che proprio non vuole piantarla di inzupparmi la vespa. Ho preso la macchina del pedinatore e sono andata a Collegno. Collegno, dovete sapere, non è altro che una ridente propaggine urbana. Nulla ti indica che hai varcato il confine di un comune diverso da Torino. Stesse case, stesse facce, persino stessi bidoni dell'immondizia. Insomma pioveva e io guidavo svelta nel mio parka peloso mentre alla radio scoprivo per caso che il vecchio Jacopo fa una trasmissione Mod su radio Londra. Andavo da Sam malaticcio con uno yogurt alla ciliegia comprato in Francia da cipresso. Lui non aveva mai mangiato uno yogurt alla ciliegia. Mi rendo conto che detto così può sembrare strano. Sia non aver mai mangiato uno yougurt alla Cerise della Yoplait (123 kcal x 125 gr), sia sentirne in qualche modo la necessità. Comunque, era malato e io gli ho portato lo yogurt. Sam con la camicia. Una camicia a righe azzurre. Ho pensato che io mai mi metterei una camicia per stare in casa, ma lui è un damerino vero, io invece solo una ragazzina verde. Abbiamo visto "le avventure del Barone di Munchausen" sotto una coperta di Marilyn Monroe seduti su un divano di pelle di toro color sanguinaccio. Un film d'annata. L'ho visto la prima volta al cinema nel 1988 o giù di lì quando con Cipresso era ancora in uso andare al cinema di sabato pomeriggio.
Un film strabiliante e strabordante.
Da segnalare: il naso del barone, le mutande della mongolfiera, Uma Thurman, i colori saturi delle scenografie di Dante Ferretti, la voce di Adolfo,l'uomo con la vista più potente del mondo.
Infine Bucefalo, il cavallo del barone. Quand'ero gggiovane Giulia mi chiamava Bucefalo. Alle volte anche Bupalo, o Cefalo, o Bubi. Talvolta anche Gelinda.
Poi si è fatto tardi. Sia per i miei soprannomi. Sia per casa Samo . I parenti sono rientrati, io mi son fatta sempre più verde e lui sempre più a righe. Allora sono rientrata nell'hangar, con le pale in resta ma il motore che batteva forte. Impeccabile in parka.
Domani mi compro un cavallo di gomma e lo chiamo Bucefalo. D'altronde se piaceva ad Alessandro Magno perchè non dovrebbe piacere a me?

Buone ninne
h.

Monday, November 1, 2004

Fuoco su marte


sciolgo_il_ghiaccio
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
You could be from Venus
I could be from Mars
We would be together
Lovers forever
Care for each other

You could live in the sea
And I could be a bird
We would be together
Lovers forever
Care for each other

If you wear an illusion
I will make it real
We would be together
Lovers forever
Care for each other

If you walk in the sun
I will be your shadow
We would be together
Lovers forever
Care for each other

Photo-Phost Compleannico *07


nana&stellina
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
Let's walk through the trees, avoid falling debris
My angel is looking over me, I'll say it again
There's no sin in loving yourself
And letting life begin again

Photo-Phost Compleannico *06


ale
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
Ale ha bevuto molto dolcetto marsalato. Qui lo vediamo ritratto nell' atto di rammaricarsi per la sua condizione di uomo in ritardo per il concerto dei Kina. An Illustration of Desperation...

Photo-Phost Compleannico *05


sam&davide
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
Questi due non hanno bisogno di commento. Si commentano da soli.
...
...
...
...
...
...
...
...
...

Photo-Phost Compleannico *04


matte
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
Maschio, prestante, fronte studiosa, dimagrito, velleita' artistiche, incontrerebbe commessa o studentessa di lettere per inverno di sesso. NO preliminari. NO perditempo.
Per contattarlo postate un commento e vi mettero' in contatto con lui.

Photo-Phost Compleannico *03


fede
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
Rabastun è la mia eroina di sempre. Compagna fondamentale nella lotta per la diffusione della mentalità  barotta nel mondo, collega stimata nella poco redditizia attività  di maniaca assassina no-profit, sorride spesso. Sorride con me e questo mi piace un sacco.

Photo-Phost Compleannico *02


marco
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
Ho centinaia di foto di Marco. Almeno un migliaio tra quelle Pomeraniche. Marco ha solo tre espressioni. 1. Affranta 2.Allucinata 3. Dolente. Forse dovrebbe rinnovare il repertorio. Qui lo vedete nella tipica variazione dell'espressione Allucinata che all'occasione si trasforma in "da baccaglio".

Photo-Phost Compleannico *01


elisa&daniela
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
E' dalle nove del mattino che spignatto. Alle cinque arriva Elisa con un rachitico mazzetto di basilico per un rachitico pesto, ma non ho tempo di farlo e rimando. Davanti alla porta di casa sua Elisa coi suoi occhioni da vietnamita mi guarda e mi dice: "Io non ho un frullatore". Salvate in ultimis dal vecchietto di pianerottolo approntiamo il sughetto. Senz'aglio perchè ce lo siamo scordate...

Saturday, October 30, 2004

Undici per due


rabbi-na
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
Tra circa 30 minuti entro nel mio ventitreesimo anno di età.
Sconvolgente vecchiezza. Debilitante decrepitudine. Oggi, in occorrenza di questa fantomatica data, i miei augusti genitori hanno, come è loro tradizione, provveduto a infarinare di lacrime il pomeriggio.
Dico io, rimandare al tre di novembre il martirio di zebedei e farmi trascorrere una buona volta il compleanno in santa pace???
Domani, cioè oggi tra qualche ora, non solo sarò più vecchia, sarò anche più rugosa, più acciaccata, più "matura"come amano definirsi le vecchie ciampornie, ma avrò anche in onda il più sonoro giramento di palle della storia proprio grazie a coloro che 22 anni e nove mesi fa ci diedero dentro in quel lettuzzo invece di dormire.
Vitaccia ingrata.

Trattando invece di più gradevoli argomenti... per la serata di domani prevista cena di pura razza ligure. Ospiti miei a casa di Elisa la crème de la crème dei miei amici.

Menù previsto:
_ANTIPASTI_
*Tumate Secche
*Olive Poggiasche
*Crostini con pasta d'olive e ricotta
*Sardenaira
_PRIMI PIATTI_
*Trofie al pesto
_SECONDI PIATTI_
*Cipolle ripiene al forno
_DESSERT_
*Tiramisù della casa

Per il post cena ancora da stabilire un'appropriata scaletta. Può darsi che l'uomo che si arrabbia scenda giù dalle valli-telline e si faccia vedere in occasione del concerto dei Kina.

A Brescia suonano gli Stab. Vuoi mettere coi miei amici? Cioè non sono mica pizza e fichi! (terminologie anni 90')

Vado a stappare una bottiglia di acqua gasata per festeggiare in solitaria il mio lento ma inesorabile declino.

Salute!

Huitre

Tuesday, October 26, 2004

Trait d'union


moi-toi
Originally uploaded by mademoisellehuitre.

Cappiod'anno

Riflettendo su fiabe e popolari credenze il mio pensiero s'è soffermato su quell'inutile festività detta capodanno, foriera di innumerevoli luoghi comuni quali "se scopi a capodanno scopi tuttolanno", "chi ben comincia finisce meglio" e limitrofe puttanate.
Sulla scia di queste fritt-olenti dicerie ho rivisitato col penziero il mio ultimo capodanno.
Risulto averlo trascorso prima spignattando come una colf, poi pulendo vomito di Encio dalla porta del bagno degradata a funzioni di serva, infine dormendo su uno scomodo divano per lasciar spazio ad altrui pomiciate.

Tutto ciò getta nuova luce e maggior chiarezza sugli accadimenti dell'anno in corso.
A capodanno insomma o scopi o è meglio andare a letto presto.

Posso essere una stupida felice

Sono stata insonne. Troppo insonne. Dormiente. Narcolettica. Fumata. Sbronza. Sobria. Troppo sobria.
Sono stata putrida. Inferma. Malata. Pazza. Tagliente. Rabbiosa. Idrofoba. Vuota. Troppo vuota.
Sono stata odiosa. Innamorata. Amata.
Sbiadevole come l'evidenziatore giallo.

Essere felici è possobile senza essere stupidi?

I sondaggi dicono merda.
Tasso percentuale persone intelligenti e felici al mondo -5%.
Se ne parlava in famiglia sta sera dopo fiaba bubblegum all'americana.
Perchè di fiabe è pieno il mondo. E di persone che credono alle fiabe. Che credono alla seconda possibilità. ma per credere alle fiabe bisogna essere almeno un po' stupidi.

Questa sera bando al cinismo voglio essere felice e credere alle favole. Chissenefrega se mi prendono per stupida.
Eccheccazzo.

h.

Monday, October 18, 2004

Un cilicio

il 27 novembre 2001 scrivevo

Mi basta forse sapere che è passato tanto tempo, eppure temo il transitare nei tuoi pressi, costante.
Lui si professa stronzo cercando di carpire carne umana. Per mangiarla, una buona volta. Sorride con malizia come un gatto, forse seriamente. Per vedermi arrossire o alzare la voce. Amorevoli animali e sguardi che mi abbattono. Mi spaventa e mi imbarazza, come fosse la prima volta mentre fantasmi davanti al suo disagio evaporano nel retroscena.
Impropriamente mi sfascio.
Simpatica dedica sul diario di uno sconosciuto. Ad ogni nuova occasione di sofferenza offerta esordisco più vulnerabile e tremula.
[...]
Gioca come te con la mia bocca e i miei sorrisi, violenta quell'istanza di tepore promessami dal tempo e la pelle che tocca arde piano, lambisce le fiamme del cuore.
Come se fosssi tornato indietro su un paio di gambe nuove.
E Io, che vanto l'aver lasciato il tuo nome alle spalle crollo.
Chi mi crederà ancora?
Tra gli spiriti effimeri che tornano manchi solo tu, l'unico che vorrei veder tornare. Chiedono scusa, inneggiano alla mia santità, anormale e feroce. Insetti avidi di miele, ma non sono ambrosia per chi vorrei.
Stai. Lontano. Da. Me.
Solo questo vorrei, per non dover fissare gli occhi nei tuoi ancora una volta.
[...]
... tu parlavi dei miei occhi che parlano meglio del resto. Vuotamente vuoti.
Non c'è gioventù che tenga, nè sole che sorga abbastanza alto, scaduta senza rimedio nel vestito che mi sta così bene.
Crederti ancora una volta vivo.
[...]
Fanculo l'amore. Al mio tradimento e alla perdita totale del mio non-senso. Mi manca il mondo che noi eravamo e quanto odio la scritta fine di questa storia. Finisce il capitolo e io trascino le spore al limitare di quel che resta.
Il comando a distanza è attivato.
Luride testine.
Registro un passato distorto.
Dissimile.
Uguale.
Ma tanto chi mi crede oramai.




* Mastodonti *

Su quel ciottolato gli ho stretto forte la mano e ti ho visto. Poi ho visto me rimbalzare da sotto il cappello. Il cuore fermarsi dentro quella tragedia preannunciata che aveva tardato per anni. Pungente l'attrito di lacrime asciutte e il battere alterno di tempie e ossa, nuovamente tu.
Hai mai pensato al ripetersi ciclico di eventi preordinati? Niente a che vedere con nascita crescita matrimonio. A distanza di anni, troppi, eccomi qui esattamente uguale. Ferma sul ciglio di una strada a ripetermi: no non è possibile. La stessa faccia che hai fatto tu in fondo a quel corridoio d'ospedale a Hoczirl, quando mi hai vista spuntare da dietro una porta, pensandomi ancora a Londra.
Mille visioni passate si riassumono in uno sfondo di cui ricordo più che altro un sacchetto giallo-verde di Marvin. Anche in Polonia mi sei apparso, non eri tu ed è stato più facile piangere. Nell'averti davanti davvero ho sbriciolato il contorno.
Ingiusta me ne rendo conto. Faccio paura perchè ho paura di te.
Una questione di mastodonti. Puoi crederli trasparenti eppure sono fermi lì. Macigni traslucidi. Ognuno ne ha uno. Io ho te. Lui forse che mi ha vista così, che mi ha vista contenermi per poi sfaldarmi poco dopo, ne ha uno suo. Più piccolo, meno ingombrante, con diverso peso specifico. Io credo ce ne sia uno a testa. Questo mi fa pensare se questi mastodonti si lasceranno scavalcare un giorno. Se verranno cancellati e sostituiti da macigni più grossi. Se quel peso altrui sia in qualche modo sbriciolabile.
Dovrei abbatterla questa famiglia di Mammuth. Questi pelosi blocchi in marmo gelato che stazionano nella stalla del mio passato sbuffando e riversando tonnellate di letame sul mio pavimento che si fa vieppiù sdrucciolevole per chi transita.
Ti chiedo scusa, per averti tolto il saluto ormai da anni. Per aver avuto l'occasione di dirti ancora una volta ciao e per essere solo riuscita a pensare "mi avrà mai amato davvero" nel vederti.
Gli chiedo scusa, per avergli dipinto un quadro che mette addosso troppa angoscia e che preferirei vedere sbiadire coperto di polvere e muffa nella cantina più umida. Gli chiedo scusa anche per aver detto troppo di qualcosa che, è evidente, lui non vuole sapere.
Mi chiedo scusa infine per questa paludanza. Immobile in fredde acque stagnanti aspetto una miracolata bonifica.

Tutto questo solo per dire che l'amore tende all'infinito.

Thursday, October 14, 2004

45° sotto lo zero

Ho visto Vanessa oggi in mezzo a una Torino piovosa e fredda. La mia amica gelidina affatto gelida semmai gelata. Ho pensato, mentre la guardavo andar via alla volta di un'Irlanda che la terrà con sè a lungo, a quanto è triste vedere qualcuno partire sapendo che non tornerà. La guardavo nel suo cappotto quasi-petrolio moltiplicarsi tra la folla e tra me e me piangevo in silenzio. Non lo dite a nessuno però. Certe cose da femmina fanno un po' sfigurare.

Intorno a me tutti malati.
Niente coccole per chi si è sepolto.

h.

Ma tu mi piaci davvero lo sai?


allinmyminnd
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
U.R.S.


La faccia fredda,
Imbavagliata in
Rosse coccarde,
Mirava dritta al punto.

Lei in blu e bianco
Scalciava la polvere
Con lo zoccolo

Ti prendo Ti prendo Ti prendo

Gelida e muta
Scioglieva l'aria
Sbandando.

Correva rapida in contro
Al mastodonte
Che in silenzio
Respirava.

Lui rombando piano
Attendeva
Invitante
Che lei
Svelta
Schioccasse
Quel bacio sulle
Sue
Grigie
Labbra.

Prendimi dai


Il metallo cede
Si sa
Davanti alla
Bellezza abbagliante
Della lamiera.


Infine fu solo uno schianto
E un volare leggero
Di coccarde sanguigne
Nello spazio ceruleo.

Monday, October 11, 2004

Alfabetici avvenimenti delle ultime 48 ore

*Bernoccoli

Ultimamente avverto sempre più la necessità di sbattere la testa contro spigoli acuminati. Mi riesce bene. Do vita a scenette esilaranti con tagli, auch e bozzi. Altro che Grattachecca e Fichetto.

*Bruchi

Il basilico di Cipresso è stato attaccato dai bruchi. Sono grassi e verdi e lo hanno quasi sbranato tutto. Povero basilico già un po' secco per via di questo freddo incipiente. I bruchi verdi fanno cacche rotonde come le capre, sembrano minuscoli grani di nescafè decaffeinato e cascano sul tavolo. Cipresso è un asso a scovare i bruchi sbrana-basilico. Guarda le foglie da sotto, scrutra le cacche come una megera i fondi del caffè. Sa tutti i trucchi. Tac! Eccone un altro. Li becca tutti, li ha sterminati, un'intera famiglia di salsicciotti verdi. Erano in sei. Ci sono tanti modi di uccidere un bruco. Puoi schiacciarlo con la fogliolona di basilico con cui stava facendo colazione. Sandwich al bruco. Puoi affogarlo nell'acqua dei piatti. Buttarlo nello scarico e osservarlo mentre affoga e si contorce. Capitombolarlo giù dal sesto piano sperando che approdi sui geranei sfioriti della vicina puzzona. Io mi limito a sgranocchiare le foglie rimaste dopo lo sterminio.

*Conurbazione di Bra

Ieri con Samo siamo andati a Cherasco a trovare Luca e Irene. Non li avevo mai visti quei due, ma sono belli un sacco. Anche Cherasco è bella e si può vedere la mostra dei De Chirico Brothers. De Chirico non mi è mai piaciuto. Suo fratello ha la faccia da gufo peloso. Uno potrebbe pensare di diventare come lui da grande ma vuoi mettere la differenza tra mangiare tacos piccanti e fusilli col firmare falsi da centinaia di talleri? Ci lasciamo con la promessa di una bagna cauda coi cardi gobbi.

*Figli

Irene parla sempre di figli. Oggi salendo sull'autobus pensavo che sarei una madre tremenda. Pensavo a cosa direi a mio figlio se mi dicesse "voglio farmi il buco alle orecchie" (così si diceva ai miei tempi). Probabilmente qualcosa tipo: "No, che è da finocchio" o "Poi non trovi lavoro". Alle volte è più difficile fare le figlie che fare le madri.

*Luce per le coccole

Anni fa ho comprato una lampada dell'Ikea. Quella a forma di stella che hanno tutti. Non che mi piacesse più di tanto, ho sempre preferito la nuvola, ma ne avevo bisogno per uno scopo speciale. L'ho appesa a fianco al mio letto. Non va bene per leggere, ma è perfetta per farsi le coccole. So che sembra pietosamente smielato, da diabete istantaneo, pare però che non se ne possa fare a meno. Di coccolarsi intendo. Persino il gatto Trippolo diventa affettuoso in quell'ambito. Miracoli del design svedese.

*NO*

La pelle squama quando scaccia via l'inchiostro e macchia le camicie. No ti ho detto di No. Non si devono macchiare le camicie belle che poi chi le lava eh? StellinaNOStellina. Non NordOvest. Nemmeno NienteOdio. Solo NO. Ho detto NO. MI senti? NOOO!

*Pacchi

Quando avevo 15 anni Armando mi faceva sempre i pacchi. Mi tirava bidone ogni volta, lasciandomi a casa mesta a sospirare come un mantice su una riva deserta. Ripensandoci dopo millenni è stato un'ottima palestra. Sono ginnastiche che è sempre meglio fare da giovani queste. A 22 anni restare appesi al telefono in trepidante attesa non è conveniente. Sembreresti appena uscito da una desolante puntata di Dawson Creek senza il sorriso Durbans. Si sa che certe cose danno i loro frutti. Quelle domeniche pomeriggio sconsolate alla finestra che quasi sconfinano nel Flaubertismo di bassa lega hanno condotto la sottoscritta a drastiche prese di posizione in materia di bidonanze. Ne sa qualcosa Stellina. Lei, fortunella se vogliamo, fruisce di un bonus inaudito. Pare davvero esserselo meritato. Per la restante parte della popolazione è tutto da vedere. Da annoverare nel decalogo di come rovinare un'amicizia con Nana: al primo posto Sparlate al secondo posto Pacchi.

*Responsabilità

Non ne vorrei.

*Sigarette

Le ho finite, quindi è ora di dormire.

H.

egli decontestualizza


hei_tu_bu!
Originally uploaded by mademoisellehuitre.

Friday, October 8, 2004

*NO*

Cosa vuoi che sia un chilo in più di mestizia sul già penoso fardello di sempre? Stamane apro gli occhi circondata dai pinguini. Ho il raffeddore o l'allergia, va ai capire poi tu la differenza, so solo che una narice mi cola, che le prime lettere che escono dalla mia bocca sono E-c-c-i-ù e che mia madre è al telefono. Ciò storicamente è foriero di sventura. E infatti. Parla coll'altro genitore, quello part-time. Di cosa? Di me. Naturale. Peffozza. Della figlia sventurata, che finirà sotto un ponte o a fare la petnoira, la commessa o uno di questi degradanti mestieri che solo i genitori poveri non augurano ai loro figli. La madre mi insegue mentre gocciolante e pesta cerco a tentoni cenci di cui ricoprirmi. Blatera la donna di responsabilità, di doveri, di necessari progetti. Il grave è che ha perfettamente ragione, la stronza. Detesto doverlo ammettere. Poi al lavoro tutto si allaga, muratori stuccano colonne portanti e ci ritroviamo a parlare di e-commerce al tavolino della bettola all'angolo dove il barista mi manda biglietti d'amore manco fossimo a casablanca. Torno alla magione e scopro che la prospettiva di un weekend con Lupèn si è trasformata in un venerdì sera senza Samo. Merda. Vado a imprimermi in *NO* sulla pelle con Stellina. Più me lo figuro addosso più mi pare consono al momento storico.

*NO*

Wednesday, October 6, 2004

Caaaaasa


Caaaaasa
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
sull'atavico odio tra Torino e Milano

Risposte che non ho a domande che non so.

La vita alle volte si riempie. Stavi ingurgitando il tuo pastone quotidiano da bravo pollastro e lei ti precipita in testa con un vassoio di prelibate focaccine. di quelle con la bolla e l'olietto buono. ti domandi che fare, se scegliere il comodo pastone che non irrita il duodeno, che non dà gli incubi la notte, la cui ricetta faticosamente ti sei guadagnato o avventarti famelico su quelle focaccine bozzolute e luccichevoli d'olio, per poi magari scoprire che la pirelli fa copertoni più saporiti. Eccomi qui. Col becco spalancato, le piume scompigliate mi cercherei una via di fuga, ma come gallina non valgo niente e al posto di arenarmi goffa sul mio scagazzato trespolo strabuzzo gli occhietti curiosa. Probabile che questo mi porterà sullo spiedo di una rosticceria senza testa e con le gambe legate alle braccia.

venerdì.
Giapponese-Gnam. Notti bianche a cui non andare perchè fanno solo coda. Torino-Dakar combinata gambe-macchinadelpedinatore. Giancarlo dove ti stoni anche se non fumi e dove ci sono truzze col Chelsea. Ricerca di un Porcaro mentre tassisto Marco a casa, termina con un toast sotto casa. Alle sette finalmente svengo.

sabato.
Dolcificante in buste sotto casa dell'Inge. Rabastun arancione. La porto a teatro a vedere Baricco, la seconda parte dell'Iliade. Abbiamo posti da gran signore, centro centro sesta fila, lo posso quasi baciare in bocca il Brizzolato Baricco, peccato parli come mio padre. Abbiamo le lacrime agli occhi, non per l'Iliade, quella l'ho letta integrale due volte e c'è poco da piangere, per le luci che sforzan la vista. Dopo il plauso lentissimi spostamenti in macchina alla ricerca di Daniele che ci pacca, alla ricerca di Marco che non chiama, in attesa di Samo che ci pacca (anche lui, ma per colpa dell'Inge), alla fine io e Rabasta mangiamo mezzo panino al patè d'olive e ce ne torniamo ciascuna alla propria stamberga. A due diverse velocità si intenda.

domenica.
ho in mente solo silenzi. Vuoi un morso?

Lunedì.
Milano per un colloquio da tic frenetici. arrivare fin lì sembra il ritorno dal campo di sterminio, pare di attraversare la Siberia del '45 su un carro bestiame. Mi fanno anche la multa sul 328 per Locate Triulzi (no signorina lei ha pagato 1 euro e 15 il suo putrido biglietto e lo ha anche timbrato, ma per prendere questo fatiscente autobus deve pagarne 2,15! quindi può comodamente versare 34,15 euro su questo c/c postale dalla posta che le vien più comoda) . con l'Inge stabiliamo di fare una cena Benefit per finanziarci la multa. Orrendo ritorno in treno con milanesi giovani brutte e corrotte, Per cortesia affondate la Lombardia.

martedì.
Inutilità, MA cinese con samo. Nana regala brandelli di pelliccia rosa (la sua ovviamente).

oggi.
...

troppe cose per un solo post.
bu!
h.

Friday, October 1, 2004

Riemersione a quaranta atmosfere

ho avuto paura di perdere te.
poi di perdere loro.
poi ho passato una sera a sorridere a una faccia che beve martini e che parla male dei miei maglioni.
interi pomeriggi a disegnare. me prevalentemente.
contenta di avervi ritrovati tutti e di potervi rimettere a posto sulla mensola bianca. quella foderata di carta, insieme a lari e penati.
c'è un vegano che dorme sul mio divano di pelle.
domani mangio pesce crudo.
appena uscita dall'ultima puntata di una sitcom inefficiente.
vi bacio tutti con lo stesso trasporto.
h.

Friday, September 24, 2004

via rubino

alla strada mancano i numeri dal 10 al 50. mi sono persa. vento che secca le labbra a strofinarmi in testa foglie secche, un inutile balsamo. la mia faccia stravolta.
davanti a quella cabina ho sentito montare quel formicolio. lo stesso che mi invade la bocca prima di un'estrazione dentaria.
dolorante e insensibile.

da tempo non gustavo il sibilo della perdita.

h.

speachless


svengo
Originally uploaded by mademoisellehuitre.
love life regret

Thursday, September 23, 2004

dolorificio brambilla. progettiamo il tuo malessere e lo recapitiamo direttamente a casa tua.

verde spanso.
riluccica la pelle tra le squame. sguiscio come una biscia d'acqua e l'umido mi disgusta. Se mi chino vedo i miei ingranaggi affannarsi per mantenermi intera e in funzione. Scopo finale dunque trovare l'interruttore per mettere fine al tutto, con un solenne blackout. Nessun rammarico, tanto era vecchia e nemmeno al museo dei cimelii umani l'avrebbero presa. Alle volte questi simpatici vizi cittadini sarebbero d'aiuto. Per esempio affogarsi in due dita di whiskey, o strozzarsi con una caramellina fosforescente. Invece niente. Dolorante allo stato brado, rosicchio la mia patina oleosa. Arrugginirsi sotto una pioggia di vani sensi di colpa. A me. Dico. Proprio a me? Occhialetti e bacchettina. Signorina Ostrica, non chiacchieri, studi un po' di più invece. Dietro la lavagna inginocchiata su splendidi ceci da cui ricavare sublimi falafel. Si fa in fretta poi a dimenticarmici in quell'angolo buio. Ci sono stata talmente a lungo che oramai assomiglio a un legume.
La carne poi, quello sì che è un fattore che conta. quanto pesa, quanto è rossa, quanto è buona. Prendete e mangiatene tutti, QUESTA è la mia carne, 100% Cernobyl. Vado bene anche per i vegetariani, non sono un animale io, solo un filtro per lavapiatti marine.
Nella solitudine odierna mi spando, rovesciandomi addosso queste mille perline.

[voglio solo ululare alla luna con te*]

h.

Wednesday, September 22, 2004

priorità: libertà assoluta (ovvero come sfangarsela dai rompicoglioni)

no no no e poi ancora no.
Non sono qui per farmi mettere in una botte a frollare come selvaggina.
Non un giochino per bambini stronzi che mi palleggiano, nè per chi mi guarda da dietro una vetrina senza far niente.
E non mi dite che è colpa mia.

[la mia inesauribile dolcezza sfuma mentre mi inzuppo in questa pioggia di mezze parole]

Thursday, September 16, 2004

su come bere tisana nel bicchiere del bacardi e non farsi sgamare.

Gelinda di Telesalcazzo.
ecco il mio nome da inviata speciale.
"mi scusi Signora Permiofigliononvaibene volevo porle un domanda campione, lei sa che il suo secondogenito prediletto si trasferisce a Solcazzodove con una fanciulla che a stento conosce?"
Scoprire postumo il prurito di qualcosa che fruscia tra le dita dei piedi.
Eppure li lavo con scadenza fissa!
Ho potato la mia hitler-hairdo, il taglio rabbinico depilato da una pinzetta-per-le-sopracciglia.
Risultato a montacarichi. Non mi lamento, tanto non si vede dietro il casco da rapinatore di diligenze.

[Sono stufina sai di parlare con la tua segreteria telefonica. Vorrei scovarti a pensarmi di nascosto. Additarti e ridere, sgridarti e perdonarti e tutte le cose che fa sempre l'Ostrica]

Questa sera concerto Murazzico. Un rientro in società che quasi meritava strascico e lustrini. Ahimè nessun cavaliere lucido e ieratico a farmi volteggiare tra la folla giovanilmente alternativa. Del resto le Ostriche non volteggiano, al massimo spargono acqua salata e si afflosciano al suolo. Mi sorreggono Stellina e Ale, il nano da giardino (tra nani ci si capisce). Certo che trapanare i muri per installare tendaggi è talvolta preferibile alla sosta vietata davanti a locali trasudanti subsonica. Nicotina, caffeina, punkhardcore, sfumazzamenti altrui che mi imbibiscono gli abiti e la cravatta. Stonarsi con la droga dei limitrofi concertanti non è piacevole per quanto economico. In fondo è talmente tanta la gente che non vorrei vedere da riuscirmi come sublime scusante.
Il concerto, suvvìa, merita. (L'orario è assai tardo per profondersi in approfondite analisi di genere).
Da bocciare chi scrive cartelli simulando piemontesismi e vi infila espressioni siciliane (vedi alla voce: MInchia c'è anche la Tüma).
Da sterminare è cospargere di sale Punk scoliotiche e piuttosto piacenti che non si lavano le ascelle:
"lavarsi non è una moda ma una necessità, se lo fai non sei meno punk, solo non ammorbi l'umanità, zecca!"
Da ridere CollodiPollo ameno bassista degli Arsenico (ti voglio beene ti prego NO...).
Da strizzare forte la mia Stellina dorata.

Si fa strada in me una voglia di Roma.

Cuma fasûma sansa la tüma.
huitre

Wednesday, September 15, 2004

grincer des dents

la parola usabilità non esiste.
ho controllato.
nè sul devoto-oli nè sul mio dizionario penguin.
probabile che nel 1974 quando mia madre ha comprato entrambi nemmeno se la fossero inventata questa cazzo di usability.
altrettanto probabile che io subisca i nefandi influssi di droghe assunte in giovane età. o di chernobyl. o dell'antenna telefonica che risiede sul tetto del mio palazzo. o che io sia indiscutibilmente cretina.
anzi.
sicuro.
l'ossessione del linguista.
sbologna dizionari intonsi per pochi spicci onde permettersi una serata al cinese.
[mentre blatero mi sanguina un orecchio. me ne accorgo solo perchè un'enorme goccia di plasma precipita sulla tastiera.]
incuneo la mia sprizzante energia in una lavata di capo mentre mi consumo le gengive.
al mio mal di fegato tardivo.
huitre

ridondante e putrescente

questo lattiginoso cielo sembra dovermi piombare addosso da un momento all'altro per appiccicarsi e non staccarsi più.
sempre così quando hai la testa al posto dei piedi e i piedi nella scarpiera.
manchevolezze e zoppichii. ho provato a dirvi che ero viva ma forse mi sbagliavo.
più tardi forse.