Wednesday, November 30, 2005

File/Transform/Automate/Batch

Così arrivo alla sera distrutta.
E senza un letto per dormire.
Ho una zampa storta e che non posso appoggiare.
Non parlatemi di scarpette di cristallo.
Porto solo stivali di gomma.
Ieri tutto sembrava a posto.
Oggi mi prude una scapola e non riesco a grattarmi.
Forse ho le braccia troppo corte.

Mi chiedevo se tutto va bene.
Non mi sento granchè.

Intrattengo corrispondenza avec le parole.
Non ho la lingua drogata.
Non me le ricordo.
Mi tocca scrivergli.

Giovedì sono andata a sentire Mahler.
La cosa strana è che mi è piaciuto.
Dondolavo persino la testa.
Balzellavo coi piedi.
Mancava solo che mi mettessi a ballare.
Soprattutto quel quarto movimento che il direttore tutto storto ha fatto durare dieci minuti più del richiesto.
Rotolavo e cambiavo peso specifico.
Un momento ero Azoto, quello dopo Uranio.
In ogni caso tossica.

Quindi Mahler.
E poi quello stronzo di Bach con le sue variazioni alle otto e mezzo del mattino che mi fanno diventare isterica.

SSSSState un po' zitti parrucconi schifosi.

Voglio dormire.

E poi lavarmi le orecchie.
Curarmi un ascesso.
O farmi crescere le branchie.

Vorrei poter non dir nulla a nessuno.
Parlare solo coi muri.
O forse coi termo.

Che col freddo che fa...

Wednesday, November 23, 2005

Estensione divina

E fu così che mi trovai con due mani e due braccia, perfettamente identiche, difformi solo nell'orientamento.

Trascorrevo ore ad osservarle, senza mai trovarci nulla che non fosse perfetto.

Un giorno languivo nell' estasi contemplativa dei miei arti, quando il sole di traverso a una tenda colpì dritto i miei palmi.

M'accorsi di colpo di solchi sottili scorretti difformi fendenti a frotte le mie pallide dita.

D'improvviso erano vecchie e poi scevre del loro blasonato pallore.

Lucide e scure.

Niente più delle dita consunte di una fattucchiera bantù.

Saturday, November 19, 2005

Mani screpolate

Thursday, November 17, 2005

Colpi di sonno

Ma poi mi scopro a pensare che nella notte è meglio soffermarsi a guardare le ombre che scivolano piano piuttosto che a contare le frasi che dici.

In fondo, chi lo sa dove andiamo.

Perchè il broccolo si assomiglia al cavolo...

Ho di fronte scenari cantierizi, fatti di polvere e nastri a strisce.
Le dita le porto zozze e appese al collo, come cornetti che posso spezzare all'occasione o come portafortuna.

Ieri ho guardato fuori dalla finestra e ho pensato che dopotutti sei piani non sono molti.
Dico sei piani di mestizia o sei piani di novità.

La produzione va a rilento perchè la vernice asciughi.
La facciata scrostata non attira acquirenti.
Allora una mano di crema idratante è quel che ci vuole.

Cammino e tintinno, tutti pensano chiavi, al moschettone attacco solo i tuoi pezzi di vetro.
Ne ho fatto piccole gocce da lampadario.
Lascio che dondolino.
Ho smesso di avere paura se si frantumano.
Non mi preoccupo di raccogliere i pezzi.
Di quello occupati tu.

Ieri ho guardato fuori dalla finestra e ho pensato che tre piani d'affetto non sono poi gravi come un errore di calcolo.

Stai attento accidenti!
Non pestarmi gli occhiali, non posso guidare la rampa di lancio!
Credevo aspettassi di non avere paura del vuoto.

Domani ti scopro con la testa per aria solo perchè non ti ho tassellato per bene.

Torna qui dai su, la minestra è nel piatto.

Poi si raffredda.

Thursday, November 10, 2005

Io non sono indulgente

Sta mattina mi sveglio con un buco in un piede.
Penso che non mi ricordo come me lo sono fatto, se con un cacciavite o con un cavatappi.
Poi mi telefona mio padre da Roma e mi dice che se provo a camminare ci pensa lui a farmi il sederino rosso. Che parte con il primo migrante e mi sculaccia con la cinghia.
Strabuzzo.
Di cosa diavolo parla il vecchio?
Poi mi salta in testa l'idea di essermi fatta un buco in un piede per nasconderci i soldi.
No. Troppo piccolo.
Suona di nuovo il telefono.
E' di nuovo mio padre.
Dice che l'hanno chiamato dal mio posto di lavoro, che si sono lamentati perchè non ero ancora lì.
Mi intima di muovermi all'istante.
Datti una mossa. Non me ne frega un cazzo se zoppichi.
Allora che faccio?
Chiudo la scatola degli attrezzi e spendo 12 euro e 50 di biglietti dell'autobus.

All'altezza di via venti settembre proprio sotto un bowindo vengo folgorata da una consapevolezza che quasi sconquassa: Io non sono Indulgente.

Alle 23 e 26 minuti il mio piede sanguina ancora e non c'è traccia dei soldi.

Monday, November 7, 2005

Homeworks

Gongola l'ugola torbida
di lucide gocce d'arsenico,
appagata e affranta
da tanto filosofico arrendersi.
Tace la bocca socchiusa
come in sosta
ad un passo da sillabare
incresciose verità.
Scusate - Non - Volevo.
Freme infine il mento sinistro
preso da spasmo,
dalla menzogna infinita.
Quella di credersi il solo
a sapersi godere un sorriso.

Thursday, November 3, 2005

To come back

Non sono morta.
Non sono neanche in crisi creativa.
Non ho proprio tempo di scrivere.
Tornerò!
E allora saranno cazzi... se se vabbè