Monday, November 27, 2006

Monday, November 13, 2006

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo.
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Io che di te non so dire altro che "non capisco".
Tu che la notte non dormi, ma scalci, insolente, tra lenzuola non tue.

Come fossi qui.

Oggi china sul dorso, abbandonata alla ringhiera troppo bassa.
Fumando pensavo che potresti usarmi la grazia di lasciarmi libero il passo.
Di darmi la destra e sederti lontano.
Invece non molli la presa nemmeno domani.
Nemmeno la prossima volta.

Ti tralascio.
Eppure ti trovo ancora con le mani appese al mio collo.
Sei forse tu che non sai capire.

L'estate scorsa avevo una strana dipendenza dalla Coca Cola Light.
Quest'anno l'ho scambiata con te, che mi sfreghi e mi fomenti. Che mi squagli e mi raggiri. Che mi piaci e mi commuovi.
Che mi tieni ancorata a mille miglia di distanza, senza che nemmeno abbia scelto di volerlo.

Domani sarà giorno e tu, forse, saprai che sono proprio io la scelta che non sai fare.
Domani sarà giorno e io verrò.
Verrò.
E sarà luce.

Friday, November 10, 2006

Domani nella battaglia pensa a me...

...quando io ero mortale, e lascia cadere la tua lancia rugginosa.
Che io pesi domani sopra la tua anima, che io sia piombo dentro al tuo petto e finiscano i tuoi giorni in sanguinosa battaglia.

Domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori


Ed è come un tuffo all'indietro,
ignaro dell'atterraggio.

Sentire la tua voce così, come nulla fosse.

Sono raggi di rugiada che bagnano il volto e lance, spade, alabarde e cotte.
Sono giorni che rifuggo il momento ed ecco che tu mi cerchi.
Io.
Stupefatta e infelice.

Un altro scontro fra te e me.
Peccato non resti nessuno.

Chissà se un giorno poi mi lascerai andare...

Friday, November 3, 2006

двадцятьчотири - 24

E furono ventiquattro in un giorno gelato col sole a picco e le dita che cascavano in tasca.

E furono ventiquattro e poche ore in un parco assolato su una panca di legno. Con labbra violette.

E furono ancora ventiquattro ridendo di disperazione strinati dal vento. Una birra, due e via.

Fosse perderti così.

Fosse una cosa facile.

Poi quella panca e le dita e tua sorella così magra. Io che ridevo.

Non ti sei dimenticato.

E furono ventiquattro in una notte, con la vodka e i cetrioli. Con il profumo e gli abbracci. Con Kerenskij.

E furono ventiquattro addi, ventiquattro lacrime, ventiquattro baci non dati.

Al ritorno poi vedremo se sarà giorno o sarà notte.

Sempre assenti.

Mai dimentichi.

Perchè d'amore si muore una volta sola.