Tuesday, August 3, 2010

Qualche giorno fa pensavo

Egregio Dottore,
lei mi chiede come sto, me lo chiede per dovere, forse anche per pietà professionale. Ebbene io sto. Innanzitutto sto. Ferma. Qui. Oltre poi c'è il sonno. Sto con la speciale gonfiezza che viene dopo una pizza e una birra mal digerite. Con le orecchie rintronate dai lavori di ristrutturazione del vicino palazzo sventrato (e con in prodromi di un potenziale avvelenamento da asbesto). Con delle lentiggini che si abbronzano sul lago e che non tornano prima di sabato. La nostalgia mi fa visita per la prima volta da sempre, proprio a me, celebre cuore di cotica. Ho da fare al lavoro, ma di fatto mi trascino, mi stiro come un gatto e con me stiracchio anche le scuse per la mia graziosa inedia.
Questa sera l'augusta mater viene in visita, porta ricchi doni, zucchini e pomodori veri dalla terra natia. Forse un chilo d'olio. Russerà come un trombone bucato per una notte e mi lascerà nuovamente orfana l'indomani. Il gatto Trippolo deve aver presagito qualcosa, giacchè stamane mi rifiutava la testatina del saluto girandomi altezzosamente il culo, come a dire "bacia questo, stronza".
Ecco come sto. Come una patella su uno scoglio il tre d'agosto, a guardare le onde che passano.