Monday, February 4, 2008

So what can I do with cheap honesty?

I giorni vanno e vengono.

Odio gli uomini che quando mi abbracciano appoggiano il cazzo ai miei fianchi.

Odio quando lui mi parla di lei, come se non capisse che non voglio sapere, che non voglio parlarne, che nemmeno voglio immaginare.

Che mondi stroboscopici le teste degli altri.
Chi ti crede guarito, chi ti crede disponibile, chi ti crede innamorato e tutti che cercano di portare a casa il pesce rosso dalla pesca dei cigni con l'uncino.

Io senza dubbio sono il pesce imbustato che si rotola dal ridere in uno spazio pieno di merda autoprodotta ed ossigeno rimasticato.

Ho problemi ad addormentarmi senza prima pensare che domani sarò ancora qui, ancora lì, ancora altrove e con me tutto quel che mi accompagna, di giorno in giorno, di giro in giro, di cazzo in cazzo.

Le mele verdi le fanno in Italia, le compro al supermercato Tam Tam per 15 grivne e 70 copechi quando mi viene da piangere. Mi piace tagliarle a fette sottili. Sempre con lo stesso procedimento. Conosco solo un modo per tagliare una mela verde.

Sta mattina mi sono alzata al suono della sveglia e ho pensato che non ci sono mele verdi in Italia, le hanno mandate tutte al Tam Tam così che io in Italia non mi consoli mai e sia condannata a piangere senza parole davanti a un computer che poi si sporca e si schizza.

Se avessi un figlio vorrei che avesse i suoi occhi e la stessa maniera che ha lui di fare paura. Vorrei fosse capace di così tanto potere, ma con un cuore molto più grande, grande come quello che ho messo a seccare sul camino.

Se avessi un figlio vorrei che avesse mani grandi abbastanza da rompere le noci senza l'ausilio dello schiaccianoci.

Se avessi un cane invece preferirei mi venisse incontro la notte, salutasse con la zampa e tornasse a cuccia senza farmi domande.

Un altro giorno che va via, un giorno in meno qui, uno in più altrove.
E io che piangendo diventerò vecchia con la bocca all'ingiù e nemmeno un fiore ad appassire tra i capelli.

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