Sunday, February 6, 2005

Scala tonale di LA

Suona sempre occupato.
Accanirsi non serve, basta aspettare.
Concedersi la gioia di un'attesa senza spasmo, che scivola veloce, che si ferma in fondo ad asciugare come una macchia di caffè.

Quando suona non risponde.
Ma se risponde sento la voce al confine.
Alternata da un si, da un no e da qualche flebile "nanchuck".

Parlarsi slabbra le vesti.
Per questo lo faccio nel sonno, quando il sole non spia tra le pieghe le mie nudità.

Ti racconto le cose che ho fatto da piccola. Ti racconto delle gazze, della ghiaia e degli iris. Dell'altalena e dell'amaca d'estate. Degli spartiti con gli esercizi che non ho mai eseguito.
Ti racconto di quando ho chiuso la macchina con le chiavi dentro per far dispetto alla mamma.
Di come ogni tanto lei mi chieda scusa se mi fa piangere.

Ti chiedo se piangi anche solo per caso, so che non lo fai mai.

Poi ti ascolto per ore mentre parli di cose senza un perché.
E se ti chiedo mi ami rispondi sempre che domande stupide.

Mi addormento sognando l'estate e le note di qualche sonata sentita alla radio.

E se suona domani rispondo.

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