Faccio un conto e vedo che la discrepanza è un burrone.
Finisce che qua mi licenziano. Che mi accusano di rubare le persone e di venderle sotto banco.
Io non sono una ladra, sono solo distratta.
Le persone le perdo perchè sto giocando con sabbia e formine. Viene sera e non me ne accorgo. Passa l'estate e io cambio gioco.
Non le vendo, vi giuro, sotto banco al miglior offerente.
Anzi, mi ci affeziono e ogni tanto le spolvero, le guardo invecchiare come fa una matta con le bambole di coccio.
Io, credetemi, mi affeziono davvero, come un cucciolo fedele piango e strepito. Uggiolo, mugolo e scondinzolo.
E se mi batti col giornale guaisco, ma non mi stacco dalle gambe fino a che non mi fai troppo male.
Allora mi sbriciolo. Mi sciolgo e vado via in silenzio, scivolando sotto la porta.
Neanche un biglietto d'addio.
Potrei farci dei soldi lasciando la gente per strada. Un servizio di trasporto a tappe.
Ti porto fin dove ti serve.
Non vorrei più stare qua dietro al bancone persone smarrite.
Bada bene che siano smarrite, non scomparse.
Quando le vedo tornare però, mi basta un cenno del capo.
Riempio il registro e le rimetto in vetrina, tra le bambole e i ninnoli.
Forse per questa volta non mi licenziano.
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Sono felice che tutto sia com'è sempre stato.
Perchè il mio cuore, quando ti pensa, sorride.
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Wednesday, November 10, 2004
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PESCE fUOR D’ACQUA
La sociologia del poeta-
… annotata , nuotata e nata
per le persone smarrite nei freddi angoli della società isolata…
Profondo occhio d’origine fluida
Scendi nella strada gelida
Ed avvolgi la miseria ruvida
Di coperte e riluci roventi-
Pesante occhio d’origine austera
Scendi sul giaciglio di pietra
E stringi la povertà tetra
Con mani d’oro lucenti-
Celato occhio d’origine ventrale
Scendi nel tratto infernale
E culla la notte nascosta
Con piani di stelle portanti
Nel fulgido di una giostra
Che appare per nude lacrime nane
E sale…
Verso nuvole di sole
Sale
Farina
e pane-
Vasto occhio d’origine squamato
Scendi nel parco invisibile fatato
Pesca una dignità mancata…
In lenza
E rimedia al viscido perdersi
Trattieni il respiro dell’essenza
Che nulla è pioggia
Nulla è vento
Ma tutto è scivolo agitato d’annegamento-
Al culmine del che sia e spia
L’occhio di pesce fuor d’acqua
Si trascina nel caldo soffio dorsale
Vagando oltre il gelido rimando-
E’ il principio di tutti i cavalcavia
Dalla natura all’immensa scia
E’ lo scopo per comporre
Il bagliore del futuro passato prematuro
Oggi come l’inizio di ogni ritrovo
Esistito per le strade del consueto…
Vestito in prestito-
“In memoria del mio amico “Il Giusto” che consumò la sua identità”
di Maurizio Spagna
www.ilrotoversi.com
info@ilrotoversi.com
L’ideatore
Scrittore e Poeta-
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