Quando avevo suppergiù cinque anni mio padre abitava davanti a Bolaffi.
Era un appartamento grande con un bagno blu e i pavimenti di legno.
Le finestre marroni si affacciavano sulla strada per via di balconi in pietra troppo stretti e tremolanti.
Una casa signorile con portineria e piano patrizio.
Ricordo di aver detestato l'odore di pipì di coniglio che ti investiva varcando l'ingresso e le gelosie che non mi facevan dormire la notte.
Quando mio padre faceva la pennica il sabato pomeriggio mi nascondevo sotto il piumone e parlavo con Angelorso. L'unico amico che avessi cuore di lasciar lì durante la settimana.
Di pomeriggi in penombra senza riuscire a dormire ne ricordo diversi per quanto remoti.
In particolare un giorno, sarà stato novembre, ero da sola.
Vai a capire con che pretesto mio padre mi lasciava da sola coi miei cinque anni in quella casa dai divani di pelle.
Guardavo la strada da dietro gli infissi.
Ad un tratto una A112 mirafiori non dà la precedenza a una 127.
I due fanno il botto.
Sull'asfalto si sdraia un' enorme pozza d'olio.
Io alla finestra rinculo.
Il cuore mi batte impazzito nella tuta Robe di Kappa.
Ho paura. Non ho mai visto due lamiere scontrarsi e quella pozza d'olio assomiglia troppo al sangue che ogni tanto intravedo nei film per i grandi.
Quelli che guarda la mamma quando mi manda a giocare di là.
Da una macchina scende una donna. Si torce le mani, non sa cosa fare.
Non è poi niente di grave. Solo olio, qualche vetro qua e là, il radiatore è partito.
Sono gli anni ottanta. Macchine in solido acciaio.
Io non lo so.
Lo stomaco chiuso. Ho paura. Vorrei dirlo a qualcuno ma sono da sola.
Resto dietro il vetro a guardare il carro attrezzi che porta via i rottami e la donna che si mangia le dita.
Poi torna mio padre.
Non faccio menzione di quell'incidente.
Perchè anche lui mi fa paura e io non gli parlo.
Perchè è grande e ha le mani pelose.
Perchè quando cammina io non gli sto dietro.
Per molto tempo ho continuato a guardare quella macchia d'olio da dietro gli infissi.
Finchè non si è cancellata e non ci ho fatto più caso.
Sta notte, mentre la terra tremava sotto il lago di Garda e i pesci morivano di crepacuore, vedevo soltanto un cucchiaino agitarsi un po' troppo dentro a una tazza.
Thursday, November 25, 2004
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment