C'è un treno che arriva. Poi uno che parte.
Abbiamo valigie, pesanti talvolta, qualche calzino sporco e biscotti per il viaggio.
Se parlo di noi c'è un treno sullo sfondo. Un tabellone segnala qualche ritardo. Le banchine non sono gremite perché si viaggia in settimana, come pendolari part-time.
Non si festeggiano anniversari ma impazienti andate e stropicciati ritorni.
Ricordi il nostro primo treno? Portava appiccicati alle ruote i resti di un uomo. La mia prima attesa fumante con giacca da lutto e testa scoperta.
Il tuo primo ritorno lo tengo impresso nel cuore. Un novembre vischioso, una gonna scozzese e le mie lacrime. Le uniche che abbia versato in una stazione malgrado tanti addii. Ricordo di aver scritto il tuo nome sul quaderno degli appunti. Come una cosa da fare.
Poi ti ho aspettato altre volte. Ti ho guardato dal finestrino cercarmi con le mani in tasca talmente tante volte che mi confondo e mi chiedo se sia mai finito quell'eterno viaggiare. Se davvero ci siamo fermati o se continuiamo quegli avanti e indietro anche adesso che non siamo più Io e Te.
I binari ti ingannano. Ti fanno credere che andrai sempre diritto verso la meta per cui hai pagato il biglietto.
Non mi aspettavo di dover frenare così presto. Non mi aspettavo quel salto nel vuoto. Ci ha fatto paura, ricordi? Abbiamo sempre parlato d' amore, ci abbiamo addirittura creduto. Nessuno ci aveva avvertito di stare attenti ai vuoti di linea. Nessun "Attenzione, tratta pericolosa.". Noi, così abituati a cambi veloci, tempi stretti, sedili scuciti, siamo saltati giù dal treno appena in tempo per vederlo volare giù da quel ponte. E siamo rimasti ai due lati dei binari. A guardarci senza toccarci. Senza sapere a chi dare la colpa.
A distanza di tempo ti ho visto riprendere un treno, diverso dal mio.
Ti ho guardato zitta da dietro la tenda.
Mi hanno detto che neanche quel treno è giunto a destinazione.
L'amore è un ferroviere statale. Non è mai puntuale e si inventa le tratte.
Questa notte eri di nuovo dall'altro lato del mio stesso binario.
Non a caso. Per scelta.
Se penso a noi ci immagino sempre così. A guardarci impotenti.
Tristi come bambini che non capiscono perché gli si nega qualcosa.
A toccarti non riesco. Mentre ti osservo nel freddo rivedo Me e Te, quel novembre nebbioso.
Possiamo correre insieme ancora un po' se vuoi. Lungo gli stessi binari aspettando che il nostro treno passi di qui.
Io non ho fretta.
Monday, January 17, 2005
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