E furono ventiquattro in un giorno gelato col sole a picco e le dita che cascavano in tasca.
E furono ventiquattro e poche ore in un parco assolato su una panca di legno. Con labbra violette.
E furono ancora ventiquattro ridendo di disperazione strinati dal vento. Una birra, due e via.
Fosse perderti così.
Fosse una cosa facile.
Poi quella panca e le dita e tua sorella così magra. Io che ridevo.
Non ti sei dimenticato.
E furono ventiquattro in una notte, con la vodka e i cetrioli. Con il profumo e gli abbracci. Con Kerenskij.
E furono ventiquattro addi, ventiquattro lacrime, ventiquattro baci non dati.
Al ritorno poi vedremo se sarà giorno o sarà notte.
Sempre assenti.
Mai dimentichi.
Perchè d'amore si muore una volta sola.
Friday, November 3, 2006
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