Affogata in densi strati di piume color tovaglia.
Che colore inutile il giallo se ti vesti solo di grigio.
La testa inutile screpolata dagli istanti in cui ti assenti.
Crederò di non vedere più il cielo, ma per sempre nere coperte pomeridiane assalite da orde festanti di lacrime.
Ogni tuo addio è una schiena appoggiata ad un muro.
Sorpresa da gelidi aculei di bucciato.
Graffi sulle dita. Neve, gelo e un soffio.
Così ho schiantato le ginocchia per terra, oggi.
Sempre in silenzio.
Ieri la faccia sulla tua spalla.
Per finire col declamare un inesorabile "Imbecille!"
E tu che mi intimi di piantarla con questa pantomima, signorina.
Tu, pelle di plantigrado avvolta intorno, infestonato di muschi e di licheni.
Nei mesi del letargo non ti lascio assopire.
Guardarti così, sfrondato, perdere linfa dagli occhi a grandi singhiozzi come un grande motore senza benzina.
Quest'amore così insensato.
Che se non fosse perchè ti amo allora ti prenderei a sberle sulla faccia usando intera la sinistra.
Fino a non ricordarmene più.
Chè per imparare quello che serve serviranno decenni. ma che io sappia non c'è fretta.
Monday, December 12, 2005
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5 comments:
:), ora mi sono ripresa. grazie per aver accolto lo sfogo.
beh? non si saluta più?
chiedo venia ma non ho avuto tempo...
sono viva ma solo nei minuti dispari dei giorni pari degli anni bisestili nei secoli che finiscono con sette.
cavolo.
Huitre
checcazzo, huitre! scrivi pro nobis!
baci per l' avvenire denso di festività(auguri)
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