Friday, June 17, 2005

Forbici che tagliano nasi*

In piazza Bodoni su una panchina a guardare una statua coperta da un telo.
Le cose che hai scritto.
Me le tengo per pranzo, mi sono detta.
Graffettate per bene.
Pulite.
Solo fronte.
E una stilo nera per disegnare sui bordi.
Ma non ho disegnato.
Ho finito il gelato.
Il gelato era alla stracciatella.
Io trovo rifugio nelle cose.
Come scoprire un pezzo di cioccolato più grosso degli altri.
Come il fondo del cono un po' sciolto.
O le panchine da cui si stacca lo smalto.
Mi inteneriscono.
Le pagine orizzontali.
Io le preferisco verticali.
Longilinee.
Scommetto che anche tu.

Ci ho messo venti minuti.
A leggere tutto.
Senza contare che due ciampornie alla mia destra tentavano di distrarmi con un inutile chiacchiericcio.
Poi tornando al lavoro avevo la testa piena.
Ed ero triste triste triste.
Con un fiume di cose che avrei voluto registrare e che mi scivolavano dalle mani.
Qualche volta l'ho fatto.
Registrarmi per coprire grandi distanze.
La bocca è troppo lenta.
Non funziona mai come dovrebbe.

Pensavo cose buffe.
Tipo come sarebbe alzarsi una mattina e scoprire che la Vespa ha cambiato colore durante la notte.
Che l'erba fa male all'amore, ma anche l'assenza di erba non aiuta.
Te lo dice un'esperta.
Alle bolle di sapone che regolarmente mi scoppiano in faccia.
Che hanno l'odore acre del detersivo per i piatti.

Poi ad amare la gente.
Che forse è il caso che la smetta.
Che "a volte ritornano" ma sempre quando non te ne frega più un cazzo.
Che forse non mi so spiegare.
Che ho metastasi di cervello dappertutto.
Nel cuore, nel fegato e nei bronchi.

Allora mi è venuta in mente una bambina alla finestra che guarda fuori.
E fuori piove.
E la volevo disegnare.
Volevo aggiungere una vignetta dove lei guarda il cielo come se fosse un soffitto.
Una vignetta dove c'era vento.
Ma io non so come disegnare il vento.

Oggi c'è il sole e fa caldo.

Vita di legno.
La mia la limo con la mia pelle di cartavetro.
Il ripieno lo faccio con pece e chiodi.
Per quanto mi impegni non riesco mai ad essere arida come vorrei.

Forse per questo sulla via del ritorno le mie basette divergenti si gonfiavano e si afflosciavano.
Su e giù.
Su e giù.
Su e giù.

Ho sentito i Casket Lottery per non dimenticarmi dei pensieri.
Adesso te li scrivo.
Come giusto ed equo scambio.

Legno avrà una copertina di cartone.
Lo vorrei chiudere con dei bulloni. O delle viti lunghe e taglienti.
E poi giusto per gli amici fare un supporto sonoro.
Anche rutti e scorregge o lo sferragliare del tram.

Una cosa ancora.
E spero tu risponda.
Quando hai scritto queste cose?

Tanti popcorn per te e per Pringle.


*Ho incollato qui questa mail perchè sono molto io, trovo.

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